Ho realizzato la mia ultima collezione di Lamincards alla fine del 2011, uscita poi l’anno successivo, al di là dei fumetti che ho ripreso l’anno scorso, da allora mi sono occupato di Loyalty programs, spesso con collezionabili (cards, stickers, piccoli 3D) Back to School per la Francia, Belgio e Romania su licenze Dreamworks, Peyo (i Puffi), Nickelodeon, Ubisoft.

Collector Madagascar 3 con Stickers-card e Chips per la Francia, curata da me.
Nel frattempo Edibas, la società che ha allietato i pomeriggi di tanti bambini e svuotato i portafogli di tanti genitori negli anni 2000 è fallita. Cose che capitano. C’è stato un periodo in cui erano diventate tanto popolari da finire sulla nonciclopedia. In quel periodo non potevi passare per una via nei pressi di una scuola senza trovare per terra delle bustine vuote di Lamincards. Le bustine, tra l’altro avevano anche un loro valore, perché spedendone 10 partecipavano all’estrazione di ricchi premi. Promosfera, una agenzia che avevamo ingaggiato per i nostri concorsi mettendo in palio Playstation, Wii, Nintendo DS e altre cose belle di questo genere, dovette affittare uno spazio per perché ogni giorno riceveva un sacco enorme dalle Poste, tipo i Beatles quando portavano i capelli a caschetto e la cravatta stretta.

Fan in delirio durante l’uscita della nuova serie di Lamincards di Dragon Ball Z
Bòn, passato quel periodo (delle Lamincards, non dei Beatles), tra i vari cartoni che giravano in TV assorbendo ore ai miei figli e mezz’or a me, ce n’è stato uno in particolare che mi ha sempre strappato un sorriso: Inazuma Eleven.

Prototipo Multi-cardz di Inazuma Eleven, poi eliminata dalla produzione
Nato da una serie di videogiochi per piattaforma Nintendo e con il manga pubblicato sulla rivista giapponese Coro Coro (che ha ospitato Pokémon, Beyblade, e ogni successo toy-oriented dagli anni 90 ad oggi) si caratterizza per un livello medio-alto di animazione e una percentuale di idee stravaganti pure superiore a serie con consupercattivi che vogliono conquistare il mondo con delle trottole di plastica o con delle carte (non di credito).

Altra card poi non prodotta: Quella cattivona di Beta, uno dei miei personaggi preferiti (l’immagine non le rende giustizia, se non per il tiro assurdo).
Potremmo dire che si tratta di un cartone sul calcio, ma questo sport è solo il punto di partenza di una delle più grandi giapponesate degli ultimi anni. Inazuma Eleven è talmente eccessivo da far sembrare una finale di Holly e Benji, una “scapoli contro ammogliati” della Sipral srl di Bagnolo Cremasco e la Catapulta Infernale dei gemelli Derrick un banale esercizio di riscaldamento.
Con Holly e Benji, scatta subito l’effetto nostalgia, eh? Però quasi tutti si dimenticano del precursore: “Arrivano i Superboys” (Doveva essere Soccerboys, ma poi han fatto casino come al solito) con quella simpaticissima sigla con gli stacchetti in cokney.

Forse perché i giocatori invece di bimbetti carini (con qualche eccezione) erano dei brutti adolescenti con sopracciglia pelose, tra cui uno, tale Yamagata, con una mascella che dava dei punti a Boss di Mazinga Z. Non parliamo dei colori cupi e desaturati che trasmettevano tristezza in ogni pennellata. Poi non è che ci fossero grandi effetti, qualche palla che si piantava per aria prima di entrare in porta, due che colpiscono insieme la palla senza manco un fulmine o una fiammata…anche se hanno avuto loro l’idea di farli giocare con una palla sgonfia che si deforma. Comunque quel tamarro di Shingo Tamai si limitava al massimo a “tirare alla sottomarina” dando alla palla giusto un po’ di effetto, qui in Inazuma Eleven, due generazioni di calcio giapponese dopo, ci sono tiri come il “Pinguino imperatore n.7” in cui la palla viene accompagnata in porta da 7 pinguini di diversi colori, evocati dal nulla, che lasciano scie energetiche multicolor!

Il che potrebbe essere una roba sconvolgente se i portieri non evocassero manone giganti, dita che escono dal terreno o muraglie cinesi. Benji, vatti a nascondere tu e il tuo berretto W Genzo!
Prima di Inazuma quando un giocatore molto forte e molto figo come Mark Lenders faceva un tiro alla Totti, dietro di lui metaforiche fiamme ardevano scintillanti (e un po’ Totti se la menava di non riuscire a farle pure lui col “cucchiaio”).

Quel figo di Victor Blade, questa card è stata approvata e trasformata in 3D lenticolare.
Qui si va molto oltre: lo spirito guerriero si manifesta fisicamente, visto che è una entità spirituale, e come se non bastasse più in là nella serie, al giocatore gli presta pure l’armatura. Che se, quando giochi contro la Novatese nel campetto di Bollate, ti metti a addosso una armatura da 40 chili, dopo 15 minuti non hai più fiato e realizzi che pure Filini nel secondo tragico Fantozzi, corre più veloce di te. In Inazuma invece diventi fighissimo e acquisti nuovi superpoteri, tipo i Cavalieri dello Zodiaco

Arion Sherwind in versione Armored Fighting Spirit
E se questo vi sembra allucinante, pensate che, grazie ad un orsetto androide che spara con due pistole (forse caricate a LSD), i giocatori fanno una fusione con personaggi famosi del passato tipo Giovanna d’arco. Il fatto che questo processo si chiami Mix-Max Trans, e che sia un giocatore di nome Gabriel Garcia a fare la fusion con Giovanna d’Arco è stata origine di infinite discussioni sulle fan pages di Inazuma e di appassionate di Yaoi.

Gabriel Garcia fuso con Giovanna D’Arco
Io non mi stupisco più di niente se non del fatto che la Pulzella d’Orléans in questo cartone porti gli occhiali. Nonostante questa vena di follia, che più che una vena è proprio un’arteria femorale, in Inazuma vengono inaspettatamente trattati in modo interessante alcuni temi come la corruzione nel mondo del calcio e le partite truccate. In comune con lo sport più amato dagli italiani, oltre a queste due cose, in Inazuma rimane la porta, la palla (più o meno) e il fatto che bisogna segnare. Tutto il resto è fantasia senza freni.

Goldie Lemmon, bimba pestifera che gioca in armatura in una squadra maschile ed è protagonista di un paradosso temporale tipo Trunks del futuro – Saga degli androidi.
Pure io in passato ho disegnato fumetti di calcio, prima per Edizioni Eden (inchiostri, in realtà) poi per Forte Editore. E pure io ho disegnato cose per cui il dio del Calcio non mi farebbe entrare in Paradiso.

Inter Squadra mia, una delle mie deliranti storie del 1993.
Avevo da contratto un numero minimo di pagine da dedicare ai giocatori del Milan o dell’Inter a seconda della testata, a cui inserivo storie con protagonisti dei ragazzi, tipo “la banda dei 5″. In teoria i personaggi dovevano cambiare ogni volta, ma settimana dopo settimana, iniziavano ad incontrarsi e incrociarsi le loro vicende. Trovavo sempre nuovi stratagemmi per raccontare di tutto. Un ragazzo che vuole scrivere storie di fantascienza, mi permise di disegnare San Siro in una Milano semi-sommersa nel futuro (che poi sarebbe tra 7 anni). Mi sarebbe piaciuto proseguire per sempre a raccontare le vicende di questi ragazzi, ma credo che l’editore abbia sopportato fin troppo le mie bizzarrie. Certo che avere due settimanali da 24 pagine consegnati sempre in perfetto orario, era comunque un buon contraltare per delle storie poco ortodosse.

Storia del ’93 in cui introducevo forzatamente dei nuovi personaggi, ripescati da una mia precedente pubblicazione sullo Skateboarding.
Se per l’Inter erano storie autoconclusive in cui ogni tanto ritornavano dei personaggi sul Milan andavo oltre. Coadiuvato dalle splendide matite di mia moglie e dai danni che potevano fare le nostre menti quando lavoravano insieme, avevamo trasformato il fumetto Milan Squadra Mia, in una commedy con protagonisti i personaggi di Beverly Hills 90210. Italianizzati nei nomi, ma sempre loro erano. Nel 1993 era tanta roba!

Milan Squadra Mia, fumetti disegnati in coppia con Anya Pascale
Adesso che il dio del Calcio si era dimenticato di me, ho deciso di irritarlo nuovamente. Esc srl mi ha contattato per realizzare le Multi-cardz di Inazuma Eleven ho accettato con entusiasmo e ho fatto una collezione di cards come non se ne vedevano da tempo.

Altro che quelle cazzate uscite negli ultimi tempi, minestrine riscaldate dei tempi che furono, effetti speciali messi senza sapere perché. Ci ho messo la stessa grinta ed Energia di Dragon Ball Z serie oro! Fulmini! Lampi di luce! Sfondi ad acrilico! Grafica cazzuta ed armonia dei colori.
In ogni bustina trovate 3 card e mezzo campo di gioco. Gioco inventato da me, facile e veloce, collezione semplice da finire visto che la prima serie sono solo 60 card. In ogni bustina trovate 3 card, che possono essere trasparenti, KristallStick (quelle di Ferrero Animal Action) e lenticolari 3D. Poi una scheda con le info sul giocatore, ma quella è di contorno.

Se pensate che tutto sto pezzo su Inazuma sia una enorme paraculata per promuovere le cards che ho fatto… Beh avete ragione! Però, ammettetelo: oltre alla sfacciata promozione, vi ho regalato come sempre qualche spaccato simpatico della mia bizzarra vita editoriale condita da un pizzico di nostalgia nerd. Poi, se questa prima collezione Inazuma Eleven Go avrà successo, pian piano questa nuova realtà editoriale crescerà e riporterà in edicola di nuovo delle belle card made in Italy… Dei tuoi eroi preferiti!