Buoni propositi

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Matite di Ali, nuova storia per Dime Press

Circa un anno fa ho realizzato che volevo tornare a fare fumetti. Sembra passato un secolo. Praticamente, non disegnavo più da 8 anni e il periodo passato a fare storyboard mi aveva condizionato a “tirare via veloce“ i disegni. Anche se mi aveva aiutato a spostare la telecamera immaginaria in tutte le posizioni per identificare l’inquadratura più efficace e mettere le forme nella giusta prospettiva.

ALI-2Dopo aver partecipato ad una selezione, ho cominciato a disegnare “Giganti d’acciaio” con molto entusiasmo ma con grande difficoltà. Bene invece con il ripasso a china: riprendere in mano il pennino era come ricominciare ad andare in bicicletta dopo tanto tempo. Ci vuole poco per riprendere.

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Sugli ambienti le cose erano addirittura migliorate. Credo che anche giocare ai videogiochi o guardare film in CGI contribuisca a migliorare la percezione delle forme tridimensionali. Poi le basi di architettura imparate al liceo fanno sempre un gran comodo.

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Sui personaggi ero distratto dalla ricerca di uno stile che fosse compatibile con le altre storie della raccolta, che pensavo fosse una serie di manga disegnati da italiani. Fosse stata una storia diversa avrei puntato più su “occhioni e ciuffoni”, Espressione che avevo sentito qualche anno fa da Federico Memola e che descriveva perfettamente un certo genere di manga.

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Insomma, l’idea iniziale era di rifare un po’ Gosaku Ota, ma essendo ambientato durante la seconda guerra mondiale, e non avendo toni umoristici, non lo trovavo adatto. Allora mi sono rifatto un po’ a Urusawa, che fa della fantascienza bellissima ed è piuttosto realistico anche se indiscutibilmente manga. Poi non è che a risultato finito si veda tanto, ma mi ha dato una direzione per partire.

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Questa concentrazione sullo stile, oltre all’impegno a riprodurre mezzi e personaggi storici mi ha abbastanza distratto dai miei limiti, e questo è stato un bene.

Ora sto portando vanti diversi progetti perché il mio obiettivo per il 2016 è quello di sistemare tutte le magagne che ancora ho, arrivare ad essere in grado di disegnare qualsiasi cosa ci sia scritto su una pagina di sceneggiatura in modo efficace e personale indipendentemente da genere e ambientazione. Robetta da niente eh? Ma come dice Koji quando inizia a guidare quel magnifico catorcio, “Se qualcuno lo può fare, vuol dire che lo posso fare anch’io!” Teoricamente non fa una grinza. Mi ispiro molto a Koji quando devo prendere delle decisioni, per lo più inappropriate.

kojiQuindi il mio impegno è quello di disegnare ogni storia meglio della precedente.

Disegno di Luciano Costarelli

Matite della nuova storia “Ali” per Dime Web

Seguite la mia evoluzione su DIME WEB dove ogni mese esce una fantastica storia breve di fantascienza, scritta da Francesco Manetti ed illustrata da me. Ecco i link delle storie finora pubblicate:

Ottobre 2015: LA SENTENZA

Novembre 2015: ALBERT

Dicembre 2015: EFFETTO COLLATERALE

Gennaio 2016: ALI

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Tutte storie brevi di 3 o 4 pagine che spero vi piaceranno e che potrete poi leggere a fine ottobre 2016 in… Ma di questo parleremo una prossima volta! Buon Anno!

 

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Calendario Ufficiale Magic Knight Rayearth

A metà degli anni 90 muovevo i primi passi nel mondo della grafica. Avevo una baracca di Macintosh 8500 da 100 Mhz in comproprietà. Era una macchina da ufficio sovrapotenziata, che spremevo fino all’inverosimile per fare grafica, ambiente che non era quello per cui era progettato originariamente questo computer, ma una workstation decente costava sui 14 milioni di lire, paragonabili ad una decina di migliaia di euro di oggi. La svolta avvenne grazie ad una grande azienda italiana di caldaie.

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Caius Camillus Immergas

Con i soldi ottenuti dal restyling e dalle illustrazioni di un personaggio-testimonial per Immergas, illustrazioni fatte rigorosamente a mano, avevo ottenuto abbastanza soldi da comprarmi un nuovissimo Apple Macintosh 9600 e un costoso pacchetto di programmi. Photoshop 4 non aveva più segreti per me! Avevo avuto una breve frequentazione di prova con un Illustrator, ma poi avevo comprato Free-Hand, apparentemente più versatile (mi convertii anni dopo al dogma Adobe) e avevo imparato a impaginare bene con X-Press, il programma più costoso, addirittura protetto via Hardware. Quindi andavo a caccia di clienti per sfogare quella potenza di fuoco da 300 megahertz!

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Avevo già avuto la mia prima esperienza nel mondo del Licensing con “Il Re Leone” della Disney. Ero un free-lance di Promotions Italia e Enzo Marzo mi passò del lavoro per una operazione che sinceramente non ricordo. O forse era la McCann. Boh. In quel periodo giravo come una trottola per una dozzina di agenzie pubblicitarie di Milano. Lavoro ce n’era a pacchi, il solo limite era il sonno.

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Il mio ultimo calendario: Beyblade Metal Fusion

Dove che fosse, avevo visto la mia prima Style Guide e… cavoli, se era una Style Guide con tutti i crismi, allora così belle le faceva solo la Disney. Studiai a fondo la sua composizione, al di là del lavoro che poi feci. Una Style Guide è una specie di bibbia che ti dice come devi utilizzare il materiale grafico di una licenza. Può essere un pdf, addirittura una presentazione in Powerpoint, o un ricco ed elaborato contenitore cartotecnico, che include anche dei dischi con tutti i files da usare, le font, i loghi, le corrette linee di copyright, textures, fondi e, naturalmente, le immagini dei personaggi. Oggi, sempre di più, sono dei siti protetti da password da dove si può, se accreditati, scaricare tutto il materiale che serve per lavorare con le licenze.

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Style Guide Barbie 2008

Nel 1997, ad una fiera di settore mi presentarono Adelmo Basso, il fondatore di Edibas. Cercava un grafico che conoscesse bene i cartoni animati giapponesi perché stava comprando delle licenze per i calendari. Aveva già stampato delle cartoline e dei miniposter di licenze gestite dalla Backstage, tra cui fece un colpaccio prendendo i diritti di Di Caprio prima che girasse Titanic. Aveva pensato di proporre i calendari in formato A3 spiralati. In Italia quel periodo i calendari di questo tipo erano quasi solo quelli con le donnine nude, che venivano chiamati “da camionisti”. Utilizzarli per tutti i target esistenti, con cantanti, attori e cartoni animati credo ci avesse pensato lui per primo da queste parti.

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Calendario 1999 Magic Knight Rayearth

Basso aveva come licenze di anime DragonBall Z e Ranma 1/2 che erano le due serie più popolari in quel periodo. Preparai Dragonball Z  e lo portammo in anteprima ad una fiera in Liguria. Era veramente figo.

Andò esaurito in una mattinata.

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Lavorai sui calendari Edibas per una decina di anni. Rispetto agli altri grafici che facevano calendari in quel periodo, seguivo alcune regole dettate dal mio istinto: la prima, la più importante era che l’immagine doveva possibilmente occupare il 95% della pagina, se uno proprio voleva vedere che giorno era si doveva avvicinare. Ma lo scopo vero di questi calendari era arredare una cameretta con le immagini dei personaggi e dei cartoni che si amano, immagini che cambiano ogni mese e che siano il più possibile  legati alla stagione, al mese almeno cromaticamente. Ammetto che non sempre facevo delle belle pagine. E in genere le Font scelte nei primi anni facevano schifo. In fondo ero ancora un pivello della grafica, ma usavo il mio gusto da illustratore, cercando sempre di pensare a quello che poteva piacere a un fan documentandomi il più possibile sulle serie rappresentate. Seguendo queste semplici regole, i miei calendari vendevano benissimo. Come vezzo personale, nel mio mese di nascita  mettevo i personaggi che mi piacevano di più. A volte avevo come immagine solo il personaggio scontornato o su fondo bianco, e nessun background adatto. Allora facevo io lo sfondo con gli acrilici, a volte molto elaborati, a volte molto pittorici, gestuali, come per questa Ucchan di Ranma 1/2 qui sotto.

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Ranma 1/2 Official Calendar 2000

Cosa questa che sarebbe impossibile da fare oggi, dove tutto è rigorosamente regolamentato, e anche una scimmia potrebbe fare dei prodotti decenti su licenza se seguisse scrupolosamente la Style guide (cosa che però non avviene tanto spesso), ma il licensing con i cartoni, in quegli anni era veramente pionieristico, e anche la TOEI della fine del XX° secolo non era molto organizzata in questo senso.

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Toei Animation

Intendiamoci: credo di non aver mai lavorato così bene con nessuno come con la TOEI.  Quel modo di fare affari tipicamente giapponese per cui dopo averti duramente messo alla prova, si stabiliscono dei legami duraturi con i fornitori/clienti era molto interessante. Addirittura, dopo la “notte dei 100 bozzetti di Dragonball” mi chiesero una consulenza quanto realizzarono l’aggiornamento delle Style Guide di One Piece. Non feci bozzetti, ma influenzai la tipologia delle pose. Beh, diavolo! Queste sono soddisfazioni! Poi un giorno vi racconterò dello straordinario cross-over italiano DragonBallZ vs One Piece che non si fece per un soffio…

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Calendario 2003 One Piece

In una struttura gerarchica di una grande azienda, però la mentalità degli impiegati di non scostarsi dalle procedure, a volte remava decisamente contro. Dovevo realizzare il calendario ufficiale di Sailor Moon del 2000, per cui volevo scegliere tra le immagini più belle a loro disposizione da farmi inviare.

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Chiesi tutte le immagini disponibili ma l’impiegata preposta a questo insisteva a mandarmi delle diapositive via fax.

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I più giovani magari non hanno manco mai visto un fax, ma era uno strumento diffusissimo fino a un decennio fa per trasmettere in bianco e nero immagini e documenti da una parte all’altra del mondo via telefono. Quindi il mio fax stampava, a costi telefonici intercontinentali esorbitanti, metri e metri di carta termica con dei box completamente neri.

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Illustrazione di Luciano Costarelli

Dopo molti tentativi, riuscii a far capire all’impiegata il problema, così mi inviò direttamente via posta le stampe. Una volta arrivata e aperta la busta, scoprii che la donna aveva fatto una serie di fotocopie in bianco e nero delle diapositive, seguendo una qualche procedura aziendale pensata per altro e quindi mi faxava già di partenza dei box praticamente neri!

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Risolsi il problema andando direttamente in Giappone a scegliere le diapositive presso un ufficio della Toei che si occupava del licensing. Il viaggio servì anche per fare un po’ di scouting, e a vedere altre cose, ma senza questo problema dubito sarei stato mandato fin lì. A onor del vero devo essere davvero grato a quella impiegata giapponese un po’ tonta!

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Illustrazione di Luciano Costarelli