
Calendario Ufficiale Magic Knight Rayearth
A metà degli anni 90 muovevo i primi passi nel mondo della grafica. Avevo una baracca di Macintosh 8500 da 100 Mhz in comproprietà. Era una macchina da ufficio sovrapotenziata, che spremevo fino all’inverosimile per fare grafica, ambiente che non era quello per cui era progettato originariamente questo computer, ma una workstation decente costava sui 14 milioni di lire, paragonabili ad una decina di migliaia di euro di oggi. La svolta avvenne grazie ad una grande azienda italiana di caldaie.

Caius Camillus Immergas
Con i soldi ottenuti dal restyling e dalle illustrazioni di un personaggio-testimonial per Immergas, illustrazioni fatte rigorosamente a mano, avevo ottenuto abbastanza soldi da comprarmi un nuovissimo Apple Macintosh 9600 e un costoso pacchetto di programmi. Photoshop 4 non aveva più segreti per me! Avevo avuto una breve frequentazione di prova con un Illustrator, ma poi avevo comprato Free-Hand, apparentemente più versatile (mi convertii anni dopo al dogma Adobe) e avevo imparato a impaginare bene con X-Press, il programma più costoso, addirittura protetto via Hardware. Quindi andavo a caccia di clienti per sfogare quella potenza di fuoco da 300 megahertz!

Avevo già avuto la mia prima esperienza nel mondo del Licensing con “Il Re Leone” della Disney. Ero un free-lance di Promotions Italia e Enzo Marzo mi passò del lavoro per una operazione che sinceramente non ricordo. O forse era la McCann. Boh. In quel periodo giravo come una trottola per una dozzina di agenzie pubblicitarie di Milano. Lavoro ce n’era a pacchi, il solo limite era il sonno.

Il mio ultimo calendario: Beyblade Metal Fusion
Dove che fosse, avevo visto la mia prima Style Guide e… cavoli, se era una Style Guide con tutti i crismi, allora così belle le faceva solo la Disney. Studiai a fondo la sua composizione, al di là del lavoro che poi feci. Una Style Guide è una specie di bibbia che ti dice come devi utilizzare il materiale grafico di una licenza. Può essere un pdf, addirittura una presentazione in Powerpoint, o un ricco ed elaborato contenitore cartotecnico, che include anche dei dischi con tutti i files da usare, le font, i loghi, le corrette linee di copyright, textures, fondi e, naturalmente, le immagini dei personaggi. Oggi, sempre di più, sono dei siti protetti da password da dove si può, se accreditati, scaricare tutto il materiale che serve per lavorare con le licenze.

Style Guide Barbie 2008
Nel 1997, ad una fiera di settore mi presentarono Adelmo Basso, il fondatore di Edibas. Cercava un grafico che conoscesse bene i cartoni animati giapponesi perché stava comprando delle licenze per i calendari. Aveva già stampato delle cartoline e dei miniposter di licenze gestite dalla Backstage, tra cui fece un colpaccio prendendo i diritti di Di Caprio prima che girasse Titanic. Aveva pensato di proporre i calendari in formato A3 spiralati. In Italia quel periodo i calendari di questo tipo erano quasi solo quelli con le donnine nude, che venivano chiamati “da camionisti”. Utilizzarli per tutti i target esistenti, con cantanti, attori e cartoni animati credo ci avesse pensato lui per primo da queste parti.

Calendario 1999 Magic Knight Rayearth
Basso aveva come licenze di anime DragonBall Z e Ranma 1/2 che erano le due serie più popolari in quel periodo. Preparai Dragonball Z e lo portammo in anteprima ad una fiera in Liguria. Era veramente figo.
Andò esaurito in una mattinata.

Lavorai sui calendari Edibas per una decina di anni. Rispetto agli altri grafici che facevano calendari in quel periodo, seguivo alcune regole dettate dal mio istinto: la prima, la più importante era che l’immagine doveva possibilmente occupare il 95% della pagina, se uno proprio voleva vedere che giorno era si doveva avvicinare. Ma lo scopo vero di questi calendari era arredare una cameretta con le immagini dei personaggi e dei cartoni che si amano, immagini che cambiano ogni mese e che siano il più possibile legati alla stagione, al mese almeno cromaticamente. Ammetto che non sempre facevo delle belle pagine. E in genere le Font scelte nei primi anni facevano schifo. In fondo ero ancora un pivello della grafica, ma usavo il mio gusto da illustratore, cercando sempre di pensare a quello che poteva piacere a un fan documentandomi il più possibile sulle serie rappresentate. Seguendo queste semplici regole, i miei calendari vendevano benissimo. Come vezzo personale, nel mio mese di nascita mettevo i personaggi che mi piacevano di più. A volte avevo come immagine solo il personaggio scontornato o su fondo bianco, e nessun background adatto. Allora facevo io lo sfondo con gli acrilici, a volte molto elaborati, a volte molto pittorici, gestuali, come per questa Ucchan di Ranma 1/2 qui sotto.

Ranma 1/2 Official Calendar 2000
Cosa questa che sarebbe impossibile da fare oggi, dove tutto è rigorosamente regolamentato, e anche una scimmia potrebbe fare dei prodotti decenti su licenza se seguisse scrupolosamente la Style guide (cosa che però non avviene tanto spesso), ma il licensing con i cartoni, in quegli anni era veramente pionieristico, e anche la TOEI della fine del XX° secolo non era molto organizzata in questo senso.

Toei Animation
Intendiamoci: credo di non aver mai lavorato così bene con nessuno come con la TOEI. Quel modo di fare affari tipicamente giapponese per cui dopo averti duramente messo alla prova, si stabiliscono dei legami duraturi con i fornitori/clienti era molto interessante. Addirittura, dopo la “notte dei 100 bozzetti di Dragonball” mi chiesero una consulenza quanto realizzarono l’aggiornamento delle Style Guide di One Piece. Non feci bozzetti, ma influenzai la tipologia delle pose. Beh, diavolo! Queste sono soddisfazioni! Poi un giorno vi racconterò dello straordinario cross-over italiano DragonBallZ vs One Piece che non si fece per un soffio…

Calendario 2003 One Piece
In una struttura gerarchica di una grande azienda, però la mentalità degli impiegati di non scostarsi dalle procedure, a volte remava decisamente contro. Dovevo realizzare il calendario ufficiale di Sailor Moon del 2000, per cui volevo scegliere tra le immagini più belle a loro disposizione da farmi inviare.

Chiesi tutte le immagini disponibili ma l’impiegata preposta a questo insisteva a mandarmi delle diapositive via fax.

I più giovani magari non hanno manco mai visto un fax, ma era uno strumento diffusissimo fino a un decennio fa per trasmettere in bianco e nero immagini e documenti da una parte all’altra del mondo via telefono. Quindi il mio fax stampava, a costi telefonici intercontinentali esorbitanti, metri e metri di carta termica con dei box completamente neri.

Illustrazione di Luciano Costarelli
Dopo molti tentativi, riuscii a far capire all’impiegata il problema, così mi inviò direttamente via posta le stampe. Una volta arrivata e aperta la busta, scoprii che la donna aveva fatto una serie di fotocopie in bianco e nero delle diapositive, seguendo una qualche procedura aziendale pensata per altro e quindi mi faxava già di partenza dei box praticamente neri!

Risolsi il problema andando direttamente in Giappone a scegliere le diapositive presso un ufficio della Toei che si occupava del licensing. Il viaggio servì anche per fare un po’ di scouting, e a vedere altre cose, ma senza questo problema dubito sarei stato mandato fin lì. A onor del vero devo essere davvero grato a quella impiegata giapponese un po’ tonta!

Illustrazione di Luciano Costarelli