Intorno al 20 di ogni mese esce su Dime Web una storia breve di Francesco Manetti disegnata da me. In questa storia “ALI” che potete leggere qui, ho disegnato tanti aerei e in particolare un Sopwith Camel che mi ha portato alla mente dei fatti avvenuti molto tempo fa.

vignetta tratta da “Ali” su Dime Web
Conobbi Francesco quando avevo 18 anni e muovevo i primi confusi passi nel mondo del fumetto.
In quel periodo mi dilettavo tra le altre cose nella nobile arte del modellismo: per guadagnare qualche liretta coloravo le miniature della Grenadier per il negozio Città del Sole di Milano mentre per mio personale diletto facevo parte di un club di modellismo più tradizionale, legato ad un negozio del mio quartiere. Io ero specializzato nei kit Italeri della seconda guerra mondiale. In diversi hanno notato che metto una certa cura nel disegnare gli aerei da guerra e che mi riescono abbastanza bene: nasce tutto da quella esperienza.

Messerschmitt vs Spitfire
Per colorare non usavo acrilici ma smalti opachi che apprezzavo di più perché se ti facevi la mano, una volta asciutti il colore veniva davvero uniforme e non si vedeva la pennellata. Dopo aver realizzato per primo il classico Hurricane, poi un Messerschmitt, un Caproni Ariete e in lavorazione uno Zero (che non finii mai), volevo comprare un aereo americano, ma in negozio fui colpito da un Westland Lysander. Gli aerei inglesi mi piacevano più degli altri da un punto di vista estetico e cromatico.
Recuperare documentazione era piuttosto complicato e costoso, in casa avevo trovato alcune ristampe di riviste di guerra ma erano ovviamente in B/N. Il negoziante però apprezzava non so perché quell’aereo e mi prestò una sua rivista dove c’era un servizio molto completo sul Lysander. Fu l’ultimo modellino che feci ed era davvero bellissimo.
Poco dopo mi arrivò per posta una sceneggiatura di Moreno Burattini di un suo personaggio comico “Battista il collezionista”, che era piuttosto celebre nel vivace per quanto ristretto fandom degli anni ’80. Avevo fatto qualche bozzetto del personaggio che era piaciuto molto per l’espressività del personaggio e ricevetti qualche utilissimo consiglio sulle pieghe dei vestiti, che però ignorai per anni.
Ricevetti questa sceneggiatura “Battista il collezionista e la moneta esquimese” quando avevo già pubblicato su Collezionare “La Sentenza” , e consegnato “Johhny si sveglia”, una storia Horror che mi venne piuttosto male. Credo non avessi avevo ancora finito “Albert” che fu forse la cosa migliore che disegnai in quel periodo. Ho poi ridisegnato l’anno scorso entrambe le storie di fantascienza per Dime Web
Feci due cose pesantemente sbagliate con la moneta esquimese: usai i Pantoni grigi per le mezzetinte quando le tecniche di stampa necessitavano del nero pieno e, innamorato del Lysander appena fatto, disegnai quello al posto del Sopwith Camel che era nella sceneggiatura.
Quando alla fine uscì la Moneta Esquimese, i Pantoni vennero un po’ bruciati dalla pellicola ma (vado a memoria) non stavano malaccio anche se non era una soluzione molto professionale. Sull’aereo Burattini fece le sue giuste rimostranze, ma io non volevo sentire ragioni e giustificai la mia scelta raccontando pipponi sul tipo di aereo, su come veniva impiegato durante la seconda guerra mondiale ecc.
La verità era un altra: all’epoca non ero in grado di disegnare un aereo dal nulla. Non avevo immagini di aerei della prima guerra mondiale e anche le avessi avute avrei dovuto copiare quelle, mentre con un modellino già fatto potevo metterlo in posa come volevo e copiarlo.
Moreno, con la pazienza che lo caratterizzava nonostante avesse solo qualche anno più di me, penso fece finta di credere alle mie supercazzole e accettò la storia. Lavorare a distanza, con sceneggiature e tavole che venivano spedite per posta sembra incredibile oggi, ma allora, quando era tutto più lento e in qualche modo più umano, era una cosa normalissima.

La ballata di Tex
Vidi il gruppo di Collezionare un’ultima volta nel 1989, alla mostra “La Ballata di Tex” che poi divenne itinerante. In quell’occasione avevo qualche problema in famiglia ma cercai di non darlo a vedere. Pochi mesi dopo, a 20 anni aprii le ali e me ne andai di casa e da quel momento dovetti pensare per prima cosa a guadagnarmi da vivere insieme alla mia giovane moglie. Le mille problematiche della vita quotidiana mi arrivarono addosso tutte in una volta e fu così che per sfangarmela cominciai a colorare la Pimpa!