Anime Cult

Nel mese di marzo è uscito in edicola il numero 5 di ANIME CULT, la rivista edita da Sprea Editori che si occupa di animazione giapponese. In questo numero trovate un ricco servizio sulle mie Lamincards: ben 8 pagine in cui racconto la loro origine e qualche aneddoto, quasi esclusivamente legato alla serie che ha reso famose le famose carte trasparenti in Italia e in Europa: Dragon Ball!

La prima delle LAMINCARDS

Quella che vedete qui sotto è la prima Lamincards che è stata creata. Si tratta di un prototipo stampato da Maurizio Rasca della RG&C per conto della ditta Edibas di Torino alla fine del 1999. Il tipo di stampa su PVC che è stata perfezionata in quel processo ha poi reso possibile tutte le successive collezioni di Lamincards.

Rispetto alla card di produzione, che vedete qui sotto, la principale differenza si vede nel retro che era a colori. Inoltre sono diverse le font e il nome “Lamincards” non era ancora stato scelto in maniera definitiva, infatti è presente il primo nome: “Lamin Card“, con due parole staccare. Il fronte con Seiya (Pegasus) è rimasto identico. In realtà c’è un’altra differenza fondamentale che è uno dei segreti delle Lamincards, e che serve anche a distinguerle dai falsi che sono girati durante la collezione Dragon Ball Serie Oro.

Sul retro la quadricromia era stata sostituita da due colori pantone, un argento opaco e un blu. Questo permetteva di avere delle scritte più precise, ma soprattutto dei colori più vividi sul fronte. Come mai? Le Lamincards venivano stampate su PVC trasparente (dopo passammo al PET perché riciclabile) al contrario! In pratica sul foglio trasparente si stamavano i 4 colori in ordine invertito rispetto al solito, quindi prima il nero, poi giallo, magenta e ciano. questi colori sono trasparenti, per cui a quel punto si aggiungevano due passaggi di bianco coprente. A questo punto si dava un passaggio con il pantone argento opaco che impediva di vedere in trasparenza il retro e faceva rimbalzare la luce creando un minimo di retro illuminazione. A quel punto qui usammo un blu per mettere il numero della card e i credits, in seguito mettemmo un ulteriore passaggio di bianco, e altri 4 colori (in sequenza consueta) per fare i retri a colori.

Quanti prototipi esistono di questi prototipi di Lamincards? Che io sappia di sopravvissuta c’è solo la mia, ma, venendo stampate su un foglio più grande per essere fustellato, secondo i miei calcoli dovrebbero esserne uscite altre 80. Che vennero poi tutte buttate, ma è possibile che, come ne ho tenuta una io per ricordo, qualcun altro lo abbiano fatto. Qui siamo nel campo delle ipotesi però considernado le persone coinvolte e il fatto che nessuno all’epoca aveva idea di che cosa sarebbero diventate, potrebbero stare sulle dita di una mano, ammesso che siano poi sopravvissute a tutti questi anni.

Un’ultima particolarità: le Lamincards non sono nate nel piccolo studio di viale Ponte Seveso dove sono state create quasi tutte le collezioni: realizzai gli artwork delle prime collezioni quando ero socio di una azienda che si chiamava BrainStorming s.r.l, che stava proprio di fronte all’attuale WOW, il museo dei fumetti di Milano.

PLANET DEAD 3: Cuore di Tenebra

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Il terzo capitolo di questa miniserie, composta da 5 numeri, sposta la sua ambientazione in Africa. Luca e Sara arrivano nel continente in aereo, questo viaggio in cui Sara ricorda alcuni momenti drammatici dell’anno precendente non si trova nell’albo e non l’ho disegnato io: è una storia, sempre scritta da Stefano BZI, e disegnata da Federica Marchetti sulle pagine dell’ultimo numero di Croncaca Comics, la rivista dedicata agli spin-off delle serie in corso e alla presentazione di nuovi fumetti, di cui alcuni, se avranno il favore del pubblico, diventeranno serie.

Copertina Cronaca Comics #3

L’Africa di Planet Dead è, per quanto difficile da pensare, pure peggio a livello sociale di quella attuale. Non ci sono più guerre fratricide, ma solo perché quasi tutti gli abitanti sono stati trasformati in zombie verdastri. Il Vurus UD infatti ha fatto partire una famigerata apocalisse zombie, ma questa è stata pragamticamete fermata isolanto l’intere contintente. Rimangono poche vie di accesso dove far transitare merci e viveri e chi li controlla, come nel caso del carismatico comandante Fortichiari, ha un immenso potere.

Planet Dead 3 di Luciano Costarelli

Arrivati in Africa, A Port Harcourt, feudo di Fortichiari, Luca e Sara finiscono in mezzo ad un nido di spie e doppio-triplogiochisti di ogni nazione e fazione. In questo numero oramai abbastanza a mio agio con il nuovo stile mi sono prodotto in qualche virtuosismo come una tavola “alla De Luca“, immenso autore del passato che ho sempre ammirato, famoso nell’ambiente per le sue innovazioni narrative, tra cui l’abbandono delle vignette e l’utilizzo della pagina come unico scenario in cui rappresentare situazioni cronologicamente progressive.

Planet Dead 3 di Luciano Costarelli

Questo tipo di virtuosismi mi è piuttosto congeniale, perché una cosa che mi riesce piuttosto bene sono gli ambienti e , soprattutto, lavoro molto con la prospettiva intuitiva. Ho imparato questa tecnica facendo copia dal vero “en plain air” e negli anni in cui facevo gli storyboard per gli spot televisivi, in cui non c’era modo di mettersi a tracciare punti di fuga, per via del tempo velocissimo di esecusione. In entrambi i casi si andava “a occhio”. Senza troppe costruzione i miei ambienti risultano freschi e leggibili ed è il motivo per cui non riesco proprio ad usare le griglie prospettiche di Clip Studio Paint quando lavoro in digitale, mi sembra di essere ingabbiato di dovermi muovere in mezzo a dei binari, quando, almento in questa cosa, la camera virtuale la metto dove voglio. Planet Dead, comunque è fatto tutto in modo tradizionale, su carta con china, china diluita , tempera e un po’ di acrilico bianco.

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Ma torniamo ai nostri eroi: in questo numero il buon Luca Lavieri, giornalista d’assalto se la vede brutta in più di una occasione.

Planet Dead 3 di Luciano Costarelli

Pure Sara Vanzella, capitano della polizia europea si trova in serie difficoltà.

Sara Vanzella da Planet Dead 3 di Luciano Costarelli

Per non parlare degli abitanti di Port Haircut, nel momento in cui il portone a difesa del muro che teneva lontani dalla città migliaia di zombie viene fatto saltare!

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Come andrà a finire questa vicenda? Per saperlo, non vi resta che acquistare l’albo alle prossime fiere del fumetto in cui parteciperò nel 2020 (Novegro e Cartoomics), richiederlo alle fumetterie distribuite da Manicomix, oppure acquistarlo sul sito dell’editore, che durante le feste fa pure delle offerte niente male. Ecco il link alla casa editrice CRONACA di TOPOLINIA o qui direttamente alla sezione dedicata a PLANET DEAD.

Per il momento è tutto, io sono già al lavoro per il quarto capitolo, in uscita nella primavera del 2020. Alla prossima!

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PLANET DEAD 2: zombie a Milano

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Mentre inizio una nuova serie con Ed Ink, a questo Cartoomics, l’8, 9 e 10 marzo uscirà il secondo numero di Planet Dead per Cronaca di Topolinia, la prima saga zombie ambientata in Italia, che il mondo ricordi. L’anteprima di Novegro ha fatto sold-out, ma il vero banco di prova di questo numero è quella che è diventata la più importante fiera del Nord Italia, appunto Cartoomics.

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Dopo Genova, la storia si sposta a Milano, e qui gioco in casa. Per questo, giacché Stefano BZI Bonazzi ha fatto inziare la storia sui Navigli, mi sono divertito, dopo l’estabilishing shoot iniziale, a ritrarre Vicolo Lavandai, un posto caro a tutti i milanesi, ma poco conosciuto fuori dalle mura.

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Anche in questo caso si gioca un po’ su chi siano al giorno d’oggi gli zombie. Io che sono nato e cresciuto a Milano, vedendo anche periodi tristi come quello delle bande armate o il boom dell’eroina nei primi anni 80, devo dire che la mia città non l’ho mai vista in tale spolvero, ma il boom della città non deve farci dimenticare dei problemi. La “polvere sotto il tappeto” in questo caso si chiama cocaina e ce ne sarebbe da parlare parecchio, in Planet Dead ci limitiamo a ricordarlo in una pagina.

 

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Volendo fare una serie Zombie dopo tutto quello che c’è stato, non potevamo che dare un punto di vista differente, alcuni recensori come Momo’s Warp se ne sono accorti, Planet Dead è un fumetto differente sotto molti punti di vista. Intanto l’ambientazione ci permette di parlare di cose di cui conosciamo. La New York di Spider-man è più credibile più della Metropolis di Superman non solo perché si tratta di una vera città, ma perché gli sceneggiatori e i disegnatori vivevano proprio lì.

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Per esempio quando Sara Vanzella si dirige verso Malpensa, ho ritratto la strada che ho fatto tante volte. E magari questo tratto non è propriamente così, ma l’insieme di corsie e cavalcavia c’è e il traffico è spesso scorrevole,  mi sembra di aver reso l’impressione di questa esperienza, che è quello che cerco di fare quando disegno fumetti.

zombie di Luciano CostarelliA me piace molto il fumetto impressionista, per cui cerco di non appesantire troppo le tavole perché vorrei che la narrazione fosse innanzitutto scorrevole. Sono convinto di aver disegnato questo numero meglio del precedente anche perché ho sperimentato una dimensione più piccola delle tavole, passando dall’A3 al 25×35 cm, cosa che ha migliorato il segno, che si “apriva” troppo nel numero precedente. Certe cose si vedono solo in stampa anche perché il tipo di carta (in questo caso patinata) aumenta il contrasto tra il bianco e i grigi perché riflette di più la luce rispetto a carte più opache (tipo Bonelli)

Planet Dead 2 di Luciano Costarelli

Ci sono cose che oggi, semplicemente a distanza di un paio di mesi da quando le ho fatte, disegnerei in un modo un po’ diverso, ma di acune vignette, come questa del cimitero, ne vado orgoglioso. Non è che sia la più dettagliata dell’albo, ma rende esattamente quello che volevo. Chi mi segue sa che non mi piace il fumetto iperdettagliato, c’è una differenza tra fumetto e illustrazione, per me viene prima la narrazione anche se quando si deve entrare nel dettaglio, non mi tiro indietro, anche perché da quando Carlo Peroni me lo rimproverò, curo sempre gli ambienti, e anche se c’è gente molto più brava di me, penso mi vengano benino.

Palazzo di Bruxelles

Anche qui comunque ho curato soprattutto lo storytelling, cosa che mi riesce facile con la sceneggiatura di Stefano BZI che oltre a imbastire una storia di tutto rispetto quanto a complessità (senza peraltro appesantire minimamente la narrazione), ha una visione molto cinematografica ed è aperto a suggerimenti migliorativi per quello che può essere l’apporto del disegnatore, cioè visivo.

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Ho curato molto la copertina, questa volta anche colorata da me, che prosegue sul retro della pubblicazione. In questo caso invece ho aumentato le dimensioni, in modo da dettagliare di più. Volendo potrei fare anch’io un fumetto tanto disegnato, ma sapete come la penso. Oltre al fatto che realizzare ogni pagina così e poi colorarla sarebbe impossibile restare nei tempi di pubblicazione. È una cosa che farò invece con un western, che uscirà a dicembre di quest’anno, soprattutto perché sarà a colori, quindi non a mezzatinta, in cui un simile dettaglio renderebbe ogni tavola ultrapesante. Ma di questo parleremo prossimamente.

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Chiude l’albo il ricco backstage con pure la ricetta del Cocktail Zombie che si beve in una vignetta della storia. Esiste veramente e prima o poi ci faremo un evento sopra, Chi fequenta fumettisti sa che sono potenzialmente tutti degli etilisti e ogni scusa è buona per sbronzarsi. Se questo assaggio vi ha incuriosito, vi invito a venire a sfogliare l’albo dal vivo a Cartoomics, come sempre per chi compra i fumetti di Cronaca di Topolinia in fiera, compreso nel prezzo uno sketch con dedica sull’albo.

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PLANET DEAD

Ci siamo, mancano pochi giorni per Lucca Comics & Games, mi troverete tutti i giorni al Padiglione Napoleone, Stand 101 (come la carica dei 101) a sketchare gli albi di Cronaca di Topolinia che ho disegnato in uscita in questa fiera, cioè Lunar Lex e Planet Dead.

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Planet Dead è un Horror, c’è chi lo chiama Spy-Horror, chi Political-Zombie, quello che è certo è che non si tratta di una pedissequa riproposizione di clichet di successo, ma come in un ottimo cocktail, gli ingredienti di generi differenti sono mischiati con cura, anche se sempre di horror si tratta. Tra gli elementi originali, ci tengo a dire che si tratta di un fumetto sugli zombie ambientato in Italia, precisamente a Genova, dove un container carico di zombie, per un imprevisto, si apre e riversa le creature tra le banchine. Ed ecco in anteprima le prime tre pagine della storia:

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Questo è l’inizio di Planet Dead, se volete sapere come continua, ci vediamo a Lucca Comics & Games, dove potrete avere sull’albo un mio sketch con dedica, oppure dopo la fiera potrete trovarlo nelle migliori fumetterie, o dal sito dell’editore Cronaca di Topolinia.

Se venite in fiera, però son più contento! Ci vediamo!

On the road again

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Alcuni mesi fa ho preso una decisione forte. Visto che l’azienda dove lavoravo stava per l’ennesima volta andando in vacca, ho deciso tra uscita, liquidazione e un po’ di soldi che avevo messo da parte di fare una inversione totale, lasciare il mio posto da direttore creativo, che di creativo ormai aveva ben poco, e riprendere a fare a tempo pieno quello che ho sempre voluto fare: il gangste… hemm…il fumettista.

 

Scrivevo infatti su Facebook:

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E da oggi, divento un fumettista a tempo pieno. Per ora non mi occuperò più di art direction, licensing ecc. Solo fumetti e ilustrazioni. Ho delle serie importanti da seguire bene, e parlo soprattutto di Planet Dead, e altri lavori in corso e in partenza. Ringrazio pubblicamente mia moglie per il sostegno: per un po’ si tirerà la cinghia, ma sprecare la vita a guadagnare soldi per comprare cose di cui non abbiamo bisogno, invece di inseguire le proprie passioni, è la follia più grande che si possa fare.

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Arrivano le 18, ma il mio ufficio adesso non chiude più, perché ora è casa mia. Eccomi a disegnar di zombie e leggere sceneggiature da convertire in grafite. In cuffia la musica che ascoltavo tanto tempo fa in un piccolissimo appartamento in via Pepe. La mia lavagna luminosa è molto più comoda adesso, ma l’atmosfera è sempre quella.

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In 6 mesi ho pubblicato 96 pagine di fumetti e altrettante ne ho già commissionate da qui alla fine dell’anno. In più ho fatto illustrazioni per la scolastica e la copertina di un Libro Fantasy.

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Anche oggi ho ricevuto una nuova sceneggiatura per un fumetto che uscirà a Cartoomics l’anno prossimo. Quest’anno sono arrivato a 10 fiere, per scherzarci su ho fatto una t-shirt con le date che aggiorno via via.

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Lavoro professionalmente con piccole case editrici, quelle che escono in fumetteria, ma con le tre più toste che ci sono in questo segmento di mercato: Cronaca di Topolinia, la mia famiglia, Bugs Comics, i miei compagni di classe, Edizioni Inkiostro, la compagnia del biliardo. Come ho fatto ad entrare nelle migliori? Principalmente culo, comunque direi che mi sono trovato al posto giusto, al momento giusto.

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Sono molto diverse come filosofia, ma accomunate dalla passione vera. In ogni casa editrice ho avuto la fortuna di trovare bravissimi sceneggiatori e persone umanamente grandiose. Possono scrivere le situazioni più turpi, i momenti più romantici, le scene più splatter, ugualmente cerco sempre di dare il massimo. Forse delle volte fin troppo.

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E sono approdato in edicola con una piccolissima casa editrice per bambini, Edizioni Nicoletta, che continua le storie di Alice, un mio personaggio per ragazzi che è uscita come protagonista o come comprimaria in alcuni giornalini di ben tre case esitrici: Edizioni Masters, Edizioni Eden e Forte Editore. Come le altre volte mi sono occupato dei testi, perché, non so se lo sapete, ma sarei anche sceneggiatore.

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Qualche strada si sta dividendo. Cagliostro E-press è la prima che nel 2015 ha pubblicato qualche mio scarabocchio e mi sento di ringraziarla per quello che hanno fatto per me. Con questo terzo numero di ISE Salgari, lascerò il gruppo semplicemente perché ho la necessità di essere pagato a tavola, mentre il loro scopo è quello di lanciare autori, per cui pagano a percentuale in modo da distribuire, giustamente, un po’ i rischi imprenditoriali.

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Mondi Paralleli 2 ha avuto un rallentamento per lo stesso motivo, ma è un progetto in cui credo fortemente e che proseguirò fino alla fine.

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Nel frattempo, ho saldato un vecchio debito con Filippo Pieri, una storia iniziata due anni fa. L’ho quasi ridisegnata da capo più volte perché nel frattempo il mio stile si era evoluto. Ringrazio Filippo per la pazienza, sarà pubblicata online a settembre ed è di fatto il mio ritorno all’horror dai tempi della Fenix negli anni ’90.

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Il lavoro dunque non mi manca, la sfida dell’anno prossimo sarà quella di renderlo più redditizio, ma vi voglio dire una cosa: sto disegnando i generi più disparati, le scene più assurde con dei personaggi fantastici.

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E ad ogni fiera incontro lettori entusiasti a cui fare sketch e scambiare pareri sui fumetti e frequento artisti che ammiro da una vita. Guadagno meno? Sì, ma i soldi sono enormente sopravvalutati. E poi, nel malaugurato caso in cui le cose andassero male, mi hanno parlato di una certo Banco Popolare di Tijuana…

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Un anno in fiera

Lucca Comics & Games 2017 è finita, non posso parlarvi di granché di questa fiera perché non l’ho vista. Ho invece passato quasi tutto il tempo dietro il tavolo degli stand del padiglione del Giglio a fare sketch con dedica, per una decina di ore al giorno. Bene: posso dirlo con una frase da vecchio? Ma che figata!

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La batteria di disegnatori allo stand Cronaca di Topolinia

Un anno e mezzo fa andavo da fan allo stand Bugs Comics a chiedere se era uscito il nuovo numero di Mostri. La scorsa Lucca (2016) usciva Alieni 1 dove collabravo con una storia, ero dietro lo stand a fare dediche sulla white cover.

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Esaurite quelle, a Cartoomics 2017 ero di nuovo dietro allo stand a fare sketch su qualche numero di Mostri dove ho avuto il piacere di reinterpretare nelle dediche i protagonisti delle storie che leggevo avidamente sull’albo della ACME negli anni 90.

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A Cartoomics ho fatto la spola tra lo stand di Bugs Comics e quello di Cronaca di Topolinia, visto che sono nello staff di Lunar Lex, il numero zero è uscito proprio a Lucca Comics & Games 2017. Ecco una bella illustrazione  di Gaetano Longo colorata da Antonio Antro.

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A Lucca Comics & Games 2017 ho passato quasi tutto il tempo al Padiglione del Giglio. Per Bugs Comics, ho continuato a fare sketch su Alieni e vari numeri di Mostri. Con questo tipo di carta ho potuto fare qualche sketch a pennino. Già perché i tipi di carta sono molto diversi, patinati, opachi e devi trovare le tecniche giuste ogni volta.

Alieni Bugs Comics, fumetto di Luciano Costarelli

Disegno di Luciano Costarelli

Disegno di Luciano Costarelli

Disegno di Luciano Costarelli

Ho fatto anche una bella dedica su Gangster, la nuova pubblicazione del vulcanico gruppo romano. Siccome sono il solito maniaco dei dettagli inutili, la pistola in questione è una Colt Woodsman, disegnata da John Browning, uno dei più grandi innovatori di questi meccanismi di morte. Tra l’altro mormone convinto. Quando quei ragazzotti americani, che si definiscono anziani, vi abbordano con la scusa del corso d’Inglese gratuito per parlavi del libro di Mormon, se volete declinare fatelo con gentilezza, non si sa mai…

disegno di Luciano Costarelli

Per Cronaca di Topolinia ho fatto sketch sul numero zero di Lunar Lex e Cronaca Comics, ma mi sono anche portato avanti con il nuovo fumetto che mi è stato assegnato Cronache dal Giaccio. Tutti i particolari in cronaca!

Disegno di Luciano Costarelli

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Oltre a Cartoomics, tra le due Lucca, ho fatto diverse altre Fiere: Novegro, Torino, Cuneo Comics & Games, dove ho pure fatto il mio primo Workshop. Complimenti agli organizzatori, l’atrezzatura a disposizione era eccellente!

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Fare disegni in fiera, tutte quelle ore al giorno, può essere spossante ma ti trasmette di ritorno una energia incredibile. Non c’è niente come il contatto diretto con il pubblico. Ti ringraziano per il disegno che fai loro sull’albo ma dico sempre “sono io che ti ringrazio” ed è veramente una cosa sincera, perché non sono sicuro si tratti davvero di uno scambio alla pari.

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È bene specificare che fare sketch in fiera non è una cosa facile, per prima cosa non hai molto tempo per cui devi andare veloce, ma non devi “tirare via” perché il lettore quel disegno se lo terrà una vita, lo farà vedere ai suoi amici, devi fargli una cosa bella in 10-15 minuti al massimo.

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Sketch in fiera di Alieni, da “Incontri ravvicinati del terzo tipo”.

La matita ti serve per definire un po’ dove vanno le cose, per la maggior parte si va diretto col pennarello. Adesso me la cavo, ma ai primi che ho fatto i disegni alla scorsa Lucca, prima della firma volevo scrivere loro “scusa.” come dedica.

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Los profesionales di Carlos Gimenez

L’altra difficoltà è che non puoi sbagliare. Quando inchiostri una tavola a fumetti su carta e viene male, la riprendi e la rifai. Oppure usi la tempera se devi sistemare un particolare. In digitale basta una combinazione di tasti e torni indietro. In fiera no, quel che è fatto è fatto. Non si torna indietro,

Lunar Lex Disegno di Luciano Costarelli

Così, come nei fumetti, quando passi a disegnare quel che vuoi a lavorare su sceneggiatura c’è un crollo, anche questo tipo di lavori ti mette alla prova. E come tutte le cose, dopo un po’ di pratica, ci si prende la mano.

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Una divertente gag di Elena Mirulla. In effetti agli stand i tavoli non sono inclinati…

L’altra cosa interessante di queste fiera è il rapporto con gli altri fumettisti. Con Bugs già dall’inizio si era capito che aria tirava, e infatti mi son trovato benissimo.

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Ma anche con Cronaca di Topolinia mi sono sentito subito in Famiglia.

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A giudicare da quanto si legge in rete, il mondo del fumetto italiano sembra un covo di rancorosi, in fiera l’atmosfera è diametralmente opposta. Simpatie e antipatie ci sono come in qualsiasi ambiente ma, parliamoci chiaro, abbiamo tutti la stessa passione.  Ma dopo tante ore passate al tavolo di uno stand, cosa c’è di meglio di una bella pizzata zagoriana?

Cico di Zagor disegnato da Luciano Costarelli

In queste occasioni, soprattutto quando c’è di mezzo Zagor, è incredibile quello che succede stando insieme: disegnatori , espositori e visitatori perdono i loro ruoli e diventano tutti, semplicemente, dei lettori di fumetti.

Pizzata Zagoriana a Lucca, organizzata dalla pagina "ZAGOR lo spirito con la scure"

Pizzata Zagoriana a Lucca, organizzata dalla pagina “ZAGOR lo spirito con la scure”

 

 

 

Road to Lucca 2017 – Parte terza

Quando nel 2015 ho ripreso a disegnare fumetti ho cominciato con due cose: le storie brevi di Francesco Manetti per Dime Web e Giganti d’Acciaio per Cagliostro E-press.

Giganti d'Acciaio di Luciano Costarelli

Giganti d’Acciaio

Se con Francesco ho avuto la massima libertà di interpretazione, con Cagliostro ho avuto per la prima volta a che fare con degli editor. Cioè qualcuno che supervisiona il tuo lavoro e ti dice di rifarlo come piace a lui. Sono due situazioni che combinate si compensano perfettamente per una reale crescita artistica.

 

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Riguardando oggi la mia storia per Giganti, salvo giusto due o tre vignette. Visto il tema mi ero messo in testa di fare un manga realistico alla Urasawa, autore che mi piace moltissimo. Non avevo messo in conto che la ruggine degli 8 anni passati senza disegnare fosse così tanta. E che Urasawa fosse un autore che non avesse molto a che spartire con me. Paolo Buscaglino Strambio, uno dei supervisori, però mi disse che il mio tratto era comunque personale e sempre riconoscibile, così iniziai, forse per la prima volta, a ragionare in modo diverso.

lupo Cosa sentivo davvero affine a me? Quest’anno ebbi una conversazione molto pregante con un mio personale mito del fumetto, Ivo Milazzo. Tra i vari consigli preziosi, mi disse di non stare troppo dietro alle richieste di stile degli editori, ma di esprimere soprattutto la mia personalità.

operaIn questi ultimi due anni, ho effettivamente deciso di disegnare soprattutto  le cose che piacevano a me, il che mi ha permesso di farmi notare proprio quando cercavano uno stile un po’ retrò per Alieni 1, ma per lo stesso motivo non sono stato selezionato da Cosmo, che pur apprezzando i disegni, volevano qualcosa di differente. Un po’ si vince un po’ si perde, non muore mica nessuno.

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Alineni n.1 – Bugs Comics – matite di una vignetta.

Nel 2016, mentre lavoravo alla mia prima storia per Bugs Comics, Andrea Manfredini, mi segnalò per la realizzazione di una storia di 12 pagine per il volume ISE. Salgari, sempre di Cagliostro E-Press. Si trattava di una space opera, nei contenuti molto vicino al genere di Leiji Matsumoto. Questa volta feci la mia storia con una consapevolezza diversa. Pur con tante incespicature (Gli scorci dal basso li ho sempre odiati e infatti un paio mi vennero uno schifo) realizzai qualcosa di più personale. Non posso ancora definirlo un fumetto professionale, se non a tratti, ma era un deciso miglioramento. Fu un’esperienza che misi a frutto con “Invasione!”, la storia per Alieni n.1, la prima che considero veramente professionale, merito sia per la breve ma precisa supervisione di Giancarlo Caracuzzo, sia per il fatto che avevo cominciato a disegnare davvero tutti i giorni.

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ISE.Salgari prima stagione – Cagliostro e-press – una vignetta

L’episodio di Salgari del 2016 è un grande miglioramento rispetto alla storia del 2015: alcune scene, come questa qui sopra, riguardandole a un anno di distanza le trovo ancora belle.

Quando quest’anno Andrea Manfredini, diventato nel frattempo il nuovo direttore di Cagliostro e-press, mi ha chiesto di disegnare una nuova storia per ISE. Salgari seconda stagione, ho accettato senza esitazione. Anche perché lavorare con i loro editor è sempre un interessante percorso di crescita.

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Andrea però questa volta mi ha anche proposto anche di realizzare le 13 copertine dei singoli episodi!

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Inizialmente pensavo di realizzare delle copertine che composte insieme diventassero un unico disegno. Bello, però… dài, già fatto mille volte! Poi mi è venuta l’idea. Quella nuova, che non avevo mai visto da nessuna parte.

Ho proposto che ogni copertina fosse un singolo frame di una animazione, che si potesse vedere montando le copertine tutte insieme. Con il “Passo 2”, lo standard dell’animazione televisiva con cui sono cresciuto, 13 fotogrammi costutituiscono esattamente un secondo. L’idea non fu capita subito da tutti, ma quando realizzai un pencil test per mostrare l’effetto cadde ogni resistenza.

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Una mia vignetta di ISE. Salgari, stagione 2.

Ecco il risultato disegnato da me e colorato da Simone Daraghiati:

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Si doveva trattare di una animazione spettacolare perché ogni singolo frame doveva essere anche una vera copertina. alcuni elementi avrebbero dovuto compiere movimenti con una certa profondità di campo.

Ecco la sequenza, rallentata per notare meglio i particolari e mandata in loop più volte:

 

Nella realizzazione, ho deciso per prima cosa la quantità di movimenti diversi contemporanei che dovevano avvenire: la parte destra sarabbe stata occupata da un personaggio significativo relativo all’episodio trattato.

Illustrazione di Luciano Costarelli

dietro di lui lo spazio, che identifica immediatamente il genere, l’astronave che viene verso lo spettatore, compie una curva mostrando la fiancata a distanza ravvicinata poi si appresta a compiere un salto iperspaziale. Un altro elemento è un satellite artificiale che ruota lentamente, infine, sullo sfondo un pianeta che esplode.

Per l’astronave ho utilizzato un modello tridimensionale creato da Andrea Manfredini  come riferimento per i disegnatori della serie. Con qualche iniziale difficoltà, visto che la mia esperienza è tutta di animazione tradizionale, sono riuscito a renderizzare i fotogrammi desiderati, che ho ridisegnato aggiustando le dimensioni sulle illustrazioni per visualizzare il movimento come l’avevo in mente.

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Anche per il satellite che ruotava sono partito da un modello 3D, sempre realizzato dal buon Manfredini. L’animazione era semplice, una rotazione sull’asse, ma essendoci poca differenza tra un frame e l’altro e parecchi dettagli ho preferito usare il 3D per i riferimenti dello spostamento dei bracci incrociati, arragiando a occhio tutti i dettagli complicati. Ma la parte più incasinata da fare era il pianetino centrale sotto agli assi.

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Sono partito da una serie di foto della rotazione di Marte, che ho solarizzato per semplificare le forme dei continenti immaginari da usare come riferimento, poi l’ho ricolorato, ho aggiunto il mare e una animazione delle nuvole. Peccato che quando tutta la base era pronta, ho scoperto che nel design del satellite artificiale, presente nella serie, tutto l’emisfero a nord è coperta da una calotta metallica, quindi il 90% del mio lavoro era stato inutile! Non solo: la rotazione originale l’avevo prevista su un asse di 45°, ma in questo modo si sarebbe presto vista solo la calotta metallica. Ho ruotato i frames del pianeta come vedete sopra, e rifatto le braccia metalliche per non buttare via il lavoro del pianeta, che era il più complicato. Per finire per tempo, mi ha dato una grande mano Simone, che ha provveduto a mappare una texture metallica su un modello di sfera 3D e ha provveduto a sincronizzare il suo lavoro con il mio.

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Nell’esplosione del pianeta invece ho fatto tutto a mano senza alcun riferimento. Il pianeta ha un bagliore, poi esplode disintegrandosi in una nube mentre qulche frammento più grosso arriva da destra verso lo spettatore. Qui ho potuto divertirmi a sperimentare il tratteggio nell’animazione, visto che si trattava di pochi frames.

Per tutta l’animazione la camera è fissa, ma nell’ultimo frame, per enfatizzare il warp, comincia a seguire l’astronave lasciando indietro il pianeta che viene verso lo spettatore.

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Il cambiamento dei personaggi frame per frame mi è stato ispirato dalla memoria di qualche vecchia sigla di programma televisivo, credo di Rai 3, ma potrebbe essere anche VideoMusic. Per rendere meno monotona la sequenza, ho variato leggermente le posizioni, in particolare nell’ottavo frame, cosa che crea un effetto dinamico. L’ultimo personaggio è un ologramma, un personaggio in wireframe. Siccome non uso abitualmente programmi 3D, anche questo è disegnato a mano. Il vantaggio di immagini di questo tipo, fredde e perfettamente simmetriche è che ne ho potuto disegnare solo una metà e poi specchiarla per ottenere la parte mancante. Ho fornito a Simone una immagine al tratto, che ha trasfomato in verde luminescente e aggiunto efficaci filtri.

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Spero che tutto questo faccia da promozione al nuovo albo. Rispetto alla prima stagione è un grosso salto di qualità; hanno lavorato tutti molto duramente a questa serie. Anche il mio episodio, l’ottavo, è decisamente migliore come qualità rispetto a quello disegnato l’anno scorso. Ecco uno scorcio che funziona bene:

 fumetto di Luciano Costarelli

Ci sono in particolare diverse scene di macchine blindate che si inseguono e schiantano tra loro, che mi sono divertito parecchio a disegnare. Qui qualche esempio:

fumetto di Luciano Costarelli

E se nel primo volume non mancavano autori acerbi, inevitabile visto lo scopo di Cagliosto che si propone come bottega-scuola sul campo per aiutare gli autori a rimettersi in pista o a cominciare a pubblicare, in questo volume c’è una svolta. Oltre a me anche altri sono migliorati in questo secondo albo e ci sono nuovi disegnatori veramente preparati. Sono convinto che sentirete parlare parecchio in futuro di più di un autore presente su questo volume.

A Lucca Comics & Games starò per la maggior parte del tempo nel padiglione del Giglio, presso lo stand CRONACA di TOPOLINIA, poi stesso padiglione a sketchare da BUGS COMICS, ma mi troverete anche alla presentazioni degli albi Sabato 4 novembre, dalle 16 circa, allo spazio Cagliostro, in Piazzetta dell’Arancio, vicino a via Filungo. Ci vediamo a Lucca!

Una ragazza di nome Jun

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Ripensai al consiglio di Alfredo Castelli in “Come si diventa autore di fumetti”, per vincere la mia timidezza, mentre diciannovenne, cartellina sottobraccio, mi recavo insieme due compagni di scuola al mio primo colloquio di lavoro fumettistico. Stavo, ormai da ben 6 anni, cercando di raggiungere lo stato di “Curiosità continua“. Di che cosa si tratta? cito da pagina 16:

«Anche senza spostarsi dalla propria città si possono “scoprire” luoghi sconosciuti: basta frequentare, di tanto in tanto, ambienti che normalmente non ci interessano o che, addirittura, non approviamo: un night-club o una balera di liscio; una chiesa o una pista di pattinaggio su ghiaccio. Bisogna liberarsi dai propri preconcetti e provare ad analizzare le cose partendo da punti di vista opposti, il confronto genera inevitabilmente nuovi stimoli.

Se raggiungerete questo invidiabile stato di “curiosità continua”, verrete abbordati da ogni sorta di gente: vagabondi, ubriaconi, Testimoni di Geova, Bambini di Gesù, gente che parla coi Marziani, mercenari, killer professionisti, ipocondriaci, schizofrenici, che vi faranno le loro confidenze. Si tratta di persone a loro modo ricchissime interiormente, che sentono d’istinto una disponibilità sincera da parte vostra.»

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Tutto vero. A parte il Killer professionista (era solo un dilettante), nella mia vita ho incontrato tutte queste tipologie e tante altre, alcune ancora più assurde. E tutti mi hanno raccontato i fatti loro manco fossi il loro migliore amico.

Tornando al colloquio, era alla Ediperiodici, dallo zio di un mio compagno di liceo che aveva un ruolo direttivo (forse addirittura il co-fondatore, non ricordo).

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Non era il mio obiettivo finale disegnare i tascabili porno, ma decisi di non avere troppe remore, visto che mi interessava comunque l’esperienza: molti autori importanti si sono formati in questa casa editrice. Andmmo a far vedere le nostre tavole a fumetti, i lavori della scuola e le fanzine su cui pubblicavamo, per capire se si poteva collaborare. Lo zio del mio compagno, un signore molto cortese e distinto, ci spiegò che nonostante il genere fosse quello che fosse, le cose andavano fatte con serietà. C’erano due possibilità: le copertine o le tavole a fumetto vero e proprio. Ci fece vedere delle copertine pittoriche di una bellezza inarrivabile per me, ma più affine al mio compagno, che aveva già una discreta tecnica con gli acrilici.

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Noi altri due optammo per i fumetti veri e propri. Il mio amico doveva dipingere una copertina sull’esempio degli albi forniti. Di noi volevano vedere vedere come disegnavamo qualche tavola da una sceneggiatura. Fece a quel punto la comparsa un uomo di mezz’età un po’ inquietante, che mi ricordava gli assistenti dei supercattivi nei film horror. Notai queste braccia un po’ più lunghe del normale, ma forse mi ero fatto suggestionare dalla situazione.

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Feci anche caso che lo zio del mio compagno quando si rivolgeva a lui lo trattava un po’ male rispetto a noi, con cui continuava ad essere posato e gentile. Questo contribuiva a rendere la situazione un po’ inquietante. il signor “Riff Raff” ci consegnò una sceneggiatura definendola «bellissima», quella dei «vu cumprà» (così venivano chiamati gli immigrati africani che dalla metà degli anni 80 vendevano piccoli oggetti ai bagnanti camminando in continuazione per le spiagge).

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Lessi la sceneggiatura in macchina, mentre andavamo in gruppo a Livorno ospiti di un’amica un po’ più grande di noi. Il bagagliaio era pieno di tascabili sexy che ci erano stati generosamente donati come riferimento. Grazie a quelli, l’altro mio amico, che si cambiò per l’occasione il nome in Ulisse, si spacciò per un disegnatore del gruppo editoriale conquistando l’ammirazione dei nuovi amici livornesi, accaniti fan del genere tascabile.

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Tornando alla sceneggiatura in questione, dopo qualche pagina non potevo credere ai miei occhi. Raccontava la vicenda di tre napoletani che si tingevano la faccia con il lucido da scarpe, si spacciavano per “vu cumprà”, chiamandosi Cacao, Caffé e Orzo, e si spostavano a Milano dove stupravano una giovane donna! Giuro! Era proprio questa la sceneggiatura. Oggi sono abbastanza sicuro del fatto che fossimo stati messi alla prova, ma all’epoca, nonostante tutte le mie intenzioni, ci rimasi malissimo. Non feci le tavole: la storia, se questo era il suo intento, non mi  faceva ridere per niente.

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Non mi interessano le idee politiche, la religlione e ancor meno l’orientamente sessuale di una persona. Ma non posso disegnare fumetti che contengono messaggi di questo tipo.

Detesto il razzismo principalmente grazie a Gosaku Ota e una sua indimenticabile storia che lessi quando avevo 10 anni sulle pagine del settimanale “Il Grande Mazinga” della Fabbri. Questo per parlare un po’ del potere educativo dei fumetti, cosa di cui ci si dimentica troppo spesso.

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Ho grande attesa per il nuovo film di Mazinger Z Infinity, di imminente uscita, che sembra veramente bello.

Mentre seguivo entusiasta il susseguirsi di nuovi trailers, scoprendo che oltre allo Z compare anche il Grande Mazinger e Venus con relativi piloti, sono venuto a sapere che in questo film Jun ha realizzato il suo antico sogno. Nella nuova versione di Mazinger, la sua pelle è diventata molto più chiara.

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Peccato che quello non fosse veramente il suo sogno ma la reazione al trattamento che riceveva fin da bambina. Potrebbe essere una resa delle luci in questa scena che trae in inganno, ma apparentemente, forse con l’idea di mostrare alle nuove generazioni un personaggio più in linea con i loro gusti, si è coperto con un colpo di vernice il messagio di Ota. Praticamente il contrario di quello che succede con i Supereroi americani. E la cosa triste è che il motivo è lo stesso: voler vendere di più. Perché l’antirazzismo, quello vero,  la Marvel lo portava avanti decenni fa, presentando al pubblico personaggi inediti come Pantera Nera. Non dubito che non ci fosse anche ai tempi la volontà di fidelizzare un preciso target, ma nei contenuti si vede sincerità e rispetto. E anche qualche rischio, visto che stiamo parlando degli anni 60.

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Vi lascio con la bellezza malinconica di questa pagina. A 10 anni, dopo aver letto quella storia mi chiedevo come potesse una ragazza così bella essere disprezzata per il colore della sua pelle. Me lo chiedo ancora.

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Road to Lucca 2017 – parte seconda

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La storia di Lunar Lex comincia diversi mesi fa. Lucca 2016: dopo la delusione dell’anno precedente, quando non mi ha voluto manco un cane, nell’area Pro diversi editori accettano di vedere il mio portfolio. La Marvel no, ma solo perché adesso inchiostrano col computer e non gli servivano sgommatori di tavole. Peccato perché ero preparatissimo!

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Tra chi accetta di guardare i miei scarabocchi ci sono Luca e Daniela di Cronaca di Topolinia, lì  hanno in progetto una serie perfetta per me… indovinate un po’? Erotica. …Sto scherzando! Fantascienza, naturalmente!

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Siccome sono un paio d’anni che mi diletto in questo genere, mi vengono bene le prove e mi prendono con loro. Devo ringiovanire uno dei personaggi, l’astronave l’ho fatta a modo mio perché non avevo modelli veri e propri, ma a loro e Salvatore Taormina piace come disegno, per cui affianco il talentuoso Gaetano Longo nella realizzazione di questa serie, splendidamente scritta dal dinamico duo Daniela Zaccagnino e Luca Franceschini.

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Tavola di prova per Lunar Lex

Inizio a frequentare il nuovo gruppo, Salvatore Taormina, per gli amici “il Tao” non scherza per niente sul lavoro, ma come persona è molto umano e in pratica vengo adottato dalla sua famiglia. Comincia il tour delle Fiere: a Cartoomics mi divido tra lo stand di Bugs Comics e il loro, a Torino  sto tutto il tempo con Cronaca di Topolinia e faccio amicizia con i vari collaboratori.  A NovaraCuneo, faccio un numero imprecisato di Sketch, quasi tutti a pennino, anche perché dopo due anni ho ricominciato a inchiostrare su carta e dovevo riprendere un po’ la mano.

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Con Manga Studio Pro, sul computer, uso un pennino virtuale molto morbido, in pratica viene molto simile a quando inchiostravo a pennello, solo più preciso. Ma il pennino vero e proprio ha tutto un altro segno e trova la sua bellezza nelle immagini più piccole. Trovo che non esista un segno più bello di quello di un vero pennino su carta. Ingrandendolo diventa perfino più bello, al contrario del segno a pennello che è più armonico, meno nervoso, ma che trova la sua bellezza riducendosi in stampa.

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C’è da dire che le tavole del fumetto vero e proprio sono state colorate dal bravissimo Antonio Antro. Questo però mi ha creato un po’ di difficoltà. Sia perché dovevo capire la quantità di dettaglio e le ombre da mettere, sia perché ho disegnato negli ultimi due anni prevaletemente per il Bianco e Nero, e sia perché finora tutti i miei fumetti me li sono sempre colorati io. Fortunatamente Antonio è bravissimo e questo ha permesso di amalgamare bene i disegni miei e di Gaetano Longo che abbiamo stili molto diversi.lunar8

Essendo Gaetano il creatore grafico della serie, ho cercato di avvicinarmi un po’ al suo, non copiandolo ma ringiovanendo un po’ le fanciulle e sintetizzando un po’ di più le forme, cosa che è stata anche molto utlile per non appesantire troppo le tavole in vista del colore.

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La copertina di Lunar Lex zero, di Gaetano Longo, colori di Antonio Antro.

La cosa divertente è che avendone studiato lo stile, un paio di mesi dopo ho utilizzato la sua sintesi del naso per caratterizzare un personaggio femminile di un’altra serie, cosa che non ho invece fatto su Lunar Lex, dove ho fatto a tutte il nasino all’insù. Quando mi sono invece trovato a fare 13 copertine, con diverse ragazze tutte inquadrate nello stesso modo, il mio scopo era quello di disegnarle belle, ma tutte differenti, così per la signorina Elsa, ho un po’ rubato il naso a Gaetano!

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Comunque ho approfittato degli sketch per usare massicciamente il pennino e fare allo stesso tempo un po’ di studio dei personaggi. Ollie è la mia preferita, un po’ perché assomiglia vagamente a Gaia Germani, un personaggio che disegnavo quando avevo 23-24 anni sulle mie rivistine del calcio (il nome preso dall’attrice, l’aspetto no), È quella in basso che broccola alla grande con la scusa che si è slogata una caviglia.

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Un altro motivo è perché sotto-sotto mi sa di Tsundere, che è la mia tipologia femminile preferita, tanto da averne sposata una quando ancora non conoscevo l’esistenza di questa classificazione. Vedremo col procedere delle storia se la mia intuizione è stata giusta.

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Lunar Lex racconta la storia di tre cacciatrici di taglie nel futuro, intrighi e combattimenti a tutto spiano. Quando le ho viste in azione, beh non me le aspettavo così grintose tutte quante. Belle ragazze pesantemente armate! Fondamentalmente si tratta di una specie di Charlie’s Angels nello spazio, entertainment puro senza troppe menate, con un pizzico di commedia e scritto con tanto mestiere. Numero zero, tutto a colori, 4 euro con sketch in fiera. Se no potete pure comprarlo online sul sito di Cronaca di Topolinia.

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Lo so che qualcuno di voi mi odia quando faccio il pubblicitario, ma fa parte anche questo della mia natura: mica voglio stare in questo blog solo a pontificare sul tratto a pennino o raccontarvi del mio strano passato e basta. Porto anche un po’ l’acqua al mio mulino, ma lo faccio anche nel vostro interesse perché magari potrebbe interessarvi quello di cui parlo.

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Credetemi, ho dei principi. non vi consiglierei mai, pure se lo disegnassi io, di comprarvi l’ultima incarnazione della Stacy tipo Gwenpool, SuperciukGwen, o qualunque altro modo vogliano inventarsi per spolpare ancora quella povera salma… Aspetta, cosa? No! Davvero?? Fanno la selezione di disegnatori a Lucca per Gwenzombie? Cancella tutto! Ragazzi… ma che belle non sono le nuove interpretazioni di Gwen Stacy della Marvel?  Che modo simpatico di tenere vivo un personaggio tanto amato!!

Scherzi a parte, Lunar Lex potrebbe essere per voi una piacevole sorpresa a Lucca Comics 2017.

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A Lucca ci troverete al PADIGLIONE GIGLIO, dove troverete sia me che Gaetano per farvi disegni sul numero zero e su Cronaca Comics, la rivista dove è stata presentata la serie attraverso un fumetto originale di Gaetano. Un investimento per il futuro quando la serie diventerà cult. Non ho dubbi che sarà così. Beh, un dubbio ce l’ho…

Ma Ollie sarà tsundere o no?