Nel 1979 a Milano ci fu una delle più belle fiere di Fumetto a cui abbia mai partecipato. Sarà perché era la prima, sarà perché ero un bambino, sarà perché incontrai per la prima volta un autore di fumetti. Il nome della fiera era GULP MI 79, il logo come una targa di auto, con una font tipo American Typewriter bold. Si svolgeva all’Arengario, in piazza Duomo. Ogni giorno della fiera veniva distribuito in edicola solo a Milano il “Quotidiano del Fumetto”, della Editiemme, formato tabloid, con informazioni e saggi sui fumetti e articoli sulla mostra. 10 numeri, il numero zero solo in Fiera. Marketing in anticipo di trent’anni. Conservai quei quotidiani davvero unici per molti anni poi li persi in un trasloco, insieme ad altre cose preziose. Mai che perda della fuffa, eh!
Non mi persi però l’incontro con Carlo Peroni alias Perogatt, che è stato per me il più grande autore italiano di fumetti per ragazzi. Una produzione immensa, di altissima qualità. Grande umorista. Disegnava, tra gli altri “Gianconiglio”, una star del fumetto degli anni ’70. Tutti i bambini volevano visitare “Belpelo di sopra”, un luogo che già dal nome ti faceva ridere. Ah, per chi non lo sapesse, ha anche inventato e animato Calimero. 1963, Lo stesso anno in cui animarono Astro Boy (Tetsuwan Atom)
Con l’innocenza tipica dell’infanzia, gli feci vedere le strisce di un personaggio comico di mia invenzione che avevo portato proprio per ricevere qualche parere. Invece di liquidarmi con qualche frase di circostanza, guardò seriamente e con attenzione tutti i miei sgorbi e mi disse: devi disegnare per bene gli ambienti! Un consiglio prezioso. Credo che per la maggior parte dei fumettisti, fare gli ambienti per bene sia una menata pazzesca. Per me sicuramente lo è. Ammettilo: a meno che tu non sia un appassionato di architettura o di paesaggi, quando disegni fumetti, non vuoi far altro che disegnare i personaggi perché pensi che è lì la chiave del tuo fumetto. E a ragione: in una vignetta come quella qui sotto, nessuno pensa che sia il palazzo a parlare: tutti pensano a chi sta parlando all’interno. E il personaggio manco si vede!
La rete è piena di tutorial e le fumetterie di libri che insegnano a fare gli sfondi, ci sono pure dei software 3D fatti apposta per i fumetti! Non ho la presunzione di volervi insegnare niente ma, se vi piace disegnare fumetti, voglio darvi qualche consiglio che può semplificarvi la vita. Mario Cubbino, Il mio professore di fumetto alla scuola del Castello Sforzesco ci spiegò diversi stratagemmi. Con qualche riga di spessore diverso, un colpo di pennello, un mezzotono, una lunetta o un’ombra al posto giusto, spesso si risolve egregiamente la vignetta.
Nella mia vita professionale ho spesso abusato di questo metodo, e me ne dolgo. Penso che sia comunque meglio una scappatoia di questo tipo che un background fatto male. Non bisogna rifuggire gli ambienti, ma non sta scritto da nessuna parte che bisogna riempire di dettagli ogni sfondo. Negli ambienti esterni naturali, la prospettiva è meglio farla ad occhio perché la natura è complessa, irregolare. Va bene anche per gli edifici semplici, di pietra o legno, dove il materiale è grezzo, irregolare. Vince su tutto la luce atmosferica: le zone più chiare sono percepite come più lontane. Nella vegetazione, invece le foglie più chiare indicano le zone più in alto, perché si ha l’idea che la luce illumini sempre le piante dall’alto. Il chiaroscuro è insomma più importante delle forme in vere e proprie.
Se si deve invece mostrare un luogo preciso, si possono anche ricalcare delle foto, come fanno in molti manga. Questo metodo va bene se appare una volta sola, ma se bisogna riprendere nel corso della tavola più volte lo stesso luogo da più angolazioni, meglio ridurre il numero dei particolari e disegnare tutto tu, sempre tenendo delle foto come riferimento.
Bene, ma tutto questo non è molto diverso dalla paesaggistica; con le scene in azione, la fantascenza, gli ambienti cittadini, le cose si complicano ancora. Ci sono mille modi per disegnare gli ambienti urbani, ti spiego il mio: prima butto giù un bozzetto per le masse generali, poi mi armo di pazienza, riga e squadra, prendo un A3 e metto in prospettiva tutti i volumi principali, senza badare a quante linee ci metto. Le parti più piccole le faccio ad occhio.
Quando l’ambiente è definito, ricalco solo le linee che mi servono su un foglio più pesante tipo l’F6 (non trovo più gli Schoeller!). Non è un lavoro molto diverso dalle tavole di architettura che facevo al liceo artistico, in più si può barare con le linee di fuga e le proporzioni per avere un risultato migliore. Infine inchiostro il tutto. Le linee esterne e quelle più in avanti le faccio più spesse.
I retini sono molto utili per definire le mezzetinte e aumentare la tridimensionalità, se se ne abusa però, tutto sembrerà finto. Personalmente cerco di non usare più di tre toni. Mi piace tantissimo come usa i retini Massimo dall’Oglio, che spesso usa un tono solo, scavando i bianchi. Guardatelo perché merita. Infine metto eventuali inee cinetiche, balloon e onomatopee.
Concludo con una cosa importante da tenere presente: Pensate a come vengono chiamati gli ambienti nel fumetto: Sfondi.Se si chiamano così vuol dire che non sono i protagonisti, e che stanno appunto sullo sfondo. Gli ambienti non devono quindi incasinare la lettura e devono avere sempre meno peso del soggetto della vignetta, per non distogliere il lettore dalle cose narrativamente importanti.
Perogatt ho imparato ad amarlo colleizonando la sua rivista Slurp! Una rivista assolutamente suigeneris la stessa impaginazione comprese righe di prassi del copyright e i colophon erano parte della tavola disegnata e srcitta da Peroni. E’ una sua creatura in ogni centimetro quadrato, in ogni singola rubrica, in ogni invenzione o gadget da ritagliare per farne marionette o card da collezionare. Un genio.
"Mi piace""Mi piace"
Concordo su tutta la linea. Io amavo tantissimo Gianconiglio sul Corriere dei Piccoli, ma dopo quella fiera mi appassionai a tutto il mondo di Perogatt che non sospettavo essere così ampio. Scoprii tutte le sue produzioni su un albo che vendevano in fiera e che ripercorreva tutta la sua carriera fino ad allora. Lo ritrovai tanti anni dopo sul suo blog e scoprii ancora più cose stupefacenti. Artisti come lui ne nascono uno ogni 100 anni!
"Mi piace""Mi piace"
Pingback: PLANET DEAD 2: zombie a Milano | Quasi Come Cristallo