Character Design

Aspettando la sceneggiatura di Cagliostro, sto portando avanti il mio primo web comic. Volendo fare le cose per bene, sto procedendo prima con le matite. Solo quando avrò terminato il primo gruppo le inchiostrerò.

work in progressMi sono accorto però di aver dimenticato una cosa fondamentale: lo studio dei personaggi, o Character design. Che è una cosa che ho fatto parecchio quando ho iniziato a disegnare fumetti e da un certo momento in poi ho sempre cercato di evitare.

Studio per il personaggio Philip Morris, per la serie autoprodotta "Mistery"

Studio per il personaggio Philip Morris, per la serie autoprodotta “Mistery”

Perché? Per due motivi: primo non vedevo l’ora di disegnare i personaggi nelle vignette, Scrivendomi spesso le storie, i miei personaggi hanno avevano bisogno di un po’ di scene prima di trovare la loro fisionomia. Accade in quasi tutti i fumetti e manga, basta guardare nelle serie un po’ lunghe come il personaggio come viene disegnato all’inizio e dopo diversi numeri. L’altro motivo è che per la maggior parte degli editori con cui ho lavorato non era necessario, visto che si trattava di storie autoconclusive. Questi eventuali studi non erano pagati e portavano via tempo alla realizzazione delle tavole. Dovendo campare con il mio lavoro, tendevo ad evitarli, a sottovalutarne l’utilità e a vederli come qualcosa di fastidioso.

Fumetto disegnato per la casa editrice Fenix negli anni '90.

Fumetto disegnato per la casa editrice Fenix negli anni ’90.

Il mio era un approccio sbagliato, perché il chardes è molto importante. Guardando alcuni dei fumetti disegnati da me che odio di più, mi accorgo che i personaggi cambiano di fisionomia da una vignetta all’altra. Disegnando molte tavole in poco tempo, senza un chardes ben strutturato a cui far riferimento, si tende a dimenticare quali sono gli elementi da tenere presente nelle diverse viste e posizioni. Inoltre gli studi permettono di capire meglio come disegnare un personaggio, se un naso funzione, va fatto più piccolo, più grande o semplicemente diverso.

Caius

Primi studi del personaggio Caius Camillus, per Immergas

Lo studio qui sopra, insieme ai successivi, non servì a molto, visto che poi il personaggio l’ho disegnato in modo molto diverso, ma comunque contribuì a farmi vincere una gara. Insomma, prima di andare avanti con le matite, mi fermo a pensare i personaggi, come sono fatti, come si vedono nelle varie viste, proprio come si fa nei cartoni animati. Comincio qui sotto con la strega Doralice che ha ben due aspetti. Questo è quello più mite, che usa per mimetizzarsi e per ingannare i suoi persecutori.

Doralice

Devi disegnare per bene gli ambienti!

Nel 1979 a Milano ci fu una delle più belle fiere di Fumetto a cui abbia mai partecipato. Sarà perché era la prima, sarà perché ero un bambino, sarà perché incontrai per la prima volta un autore di fumetti. QuotidianoDeiFumettiIl nome della fiera era GULP MI 79, il logo come una targa di auto, con una font tipo American Typewriter bold. Si svolgeva all’Arengario, in piazza Duomo. Ogni giorno della fiera veniva distribuito in edicola solo a Milano il “Quotidiano del Fumetto”, della Editiemme, formato tabloid, con informazioni e saggi sui fumetti e articoli sulla mostra. 10 numeri, il numero zero solo in Fiera. Marketing in anticipo di trent’anni. Conservai quei quotidiani davvero unici per molti anni poi li persi in un trasloco, insieme ad altre cose preziose. Mai che perda della fuffa, eh!

Carlo Peroni

Carlo Peroni in una foto dell’epoca e nella sua autocaricatura

Non mi persi però l’incontro con Carlo Peroni alias Perogatt, che è stato per me il più grande autore italiano di fumetti per ragazzi. Una produzione immensa, di altissima qualità. Grande umorista. Disegnava, tra gli altri “Gianconiglio”, una star del fumetto degli anni ’70. Tutti i bambini volevano visitare “Belpelo di sopra”, un luogo che già dal nome ti faceva ridere. Ah, per chi non lo sapesse, ha anche inventato e animato Calimero. 1963, Lo stesso anno in cui animarono Astro Boy (Tetsuwan Atom)

Con l’innocenza tipica dell’infanzia, gli feci vedere le strisce di un personaggio comico di mia invenzione che avevo portato proprio per ricevere qualche parere. Invece di liquidarmi con qualche frase di circostanza, guardò seriamente e con attenzione tutti i miei sgorbi e mi disse: devi disegnare per bene gli ambienti! Un consiglio prezioso. palazzo Credo che per la maggior parte dei fumettisti, fare gli ambienti per bene sia una menata pazzesca. Per me sicuramente lo è. Ammettilo: a meno che tu non sia un appassionato di architettura o di paesaggi, quando disegni fumetti, non vuoi far altro che disegnare i personaggi perché pensi che è lì la chiave del tuo fumetto.  E a ragione: in una vignetta come quella qui sotto, nessuno pensa che sia il palazzo a parlare: tutti pensano a chi sta parlando all’interno. E il personaggio manco si vede! grattacieloLa rete è piena di tutorial e le fumetterie di libri che insegnano a fare gli sfondi, ci sono pure dei software 3D fatti apposta per i fumetti! Non ho la presunzione di volervi insegnare niente ma, se vi piace disegnare fumetti, voglio darvi qualche consiglio che può semplificarvi la vita. Mario Cubbino, Il mio professore di fumetto alla scuola del Castello Sforzesco ci spiegò diversi stratagemmi. Con qualche riga di spessore diverso, un colpo di pennello, un mezzotono, una lunetta o un’ombra al posto giusto, spesso si risolve egregiamente la vignetta. ambiente-veloceNella mia vita professionale ho spesso abusato di questo metodo, e me ne dolgo. Penso che sia comunque meglio una scappatoia di questo tipo che un background fatto male. Non bisogna rifuggire gli ambienti, ma non sta scritto da nessuna parte che bisogna riempire di dettagli ogni sfondo. Negli ambienti esterni naturali, la prospettiva è meglio farla ad occhio perché la natura è complessa, irregolare. Va bene anche per gli edifici semplici, di pietra o legno, dove il materiale è grezzo, irregolare. Vince su tutto la luce atmosferica: le zone più chiare sono percepite come più lontane. Nella vegetazione, invece le foglie più chiare indicano le zone più in alto, perché si ha l’idea che la luce illumini sempre le piante dall’alto. Il chiaroscuro è insomma più importante delle forme in vere e proprie. ambiente esternoSe si deve invece mostrare un luogo preciso, si possono anche ricalcare delle foto, come fanno in molti manga. Questo metodo va bene se appare una volta sola, ma se bisogna riprendere nel corso della tavola più volte lo stesso luogo da più angolazioni, meglio ridurre il numero dei particolari e disegnare tutto tu, sempre tenendo delle foto come riferimento. svizzeraBene, ma tutto questo non è molto diverso dalla paesaggistica; con le scene in azione, la fantascenza, gli ambienti cittadini, le cose si complicano ancora. Ci sono mille modi per disegnare gli ambienti urbani, ti spiego il mio: prima butto giù un bozzetto per le masse generali, poi mi armo di pazienza, riga e squadra, prendo un A3 e metto in prospettiva tutti i volumi principali, senza badare a quante linee ci metto. Le parti più piccole le faccio ad occhio. tavola1Quando l’ambiente è definito, ricalco solo le linee che mi servono su un foglio più pesante tipo l’F6 (non trovo più gli Schoeller!). Non è un lavoro molto diverso dalle tavole di architettura che facevo al liceo artistico, in più si può barare con le linee di fuga e le proporzioni per avere un risultato migliore. Infine inchiostro il tutto. Le linee esterne e quelle più in avanti le faccio più spesse. tavola2I retini sono molto utili per definire le mezzetinte e aumentare la tridimensionalità, se se ne abusa però, tutto sembrerà finto. Personalmente cerco di non usare più di tre toni. Mi piace tantissimo come usa i retini Massimo dall’Oglio, che spesso usa un tono solo, scavando i bianchi. Guardatelo perché merita. Infine metto eventuali inee cinetiche, balloon e onomatopee. robotConcludo con una cosa importante da tenere presente: Pensate a come vengono chiamati gli ambienti nel fumetto: Sfondi.Se si chiamano così vuol dire che non sono i protagonisti, e che stanno appunto sullo sfondo. Gli ambienti non devono quindi incasinare la lettura e devono avere sempre meno peso del soggetto della vignetta, per non distogliere il lettore dalle cose narrativamente importanti. reggiseno

Il sigillo di smeraldo

storyboardNel post precedente, raccontavo di come mi trovai a inventare dei piccoli draghi in PVC, per una collezione da edicola. Per il nome avevo pensato a Dragonics, ma puzzava di robotico, sapeva un po’ di fantascienza. Qualcuno propose di cambiarlo in Dragonix che era più semplice e più adatto al nostro target infantile. Funzionava. dragonix1La prima serie andò bene, e mi misi subito all’opera sulla seconda. Mentre disegnavo i bozzetti dei 3D, preparai uno scenario completo e caratterizzai ogni personaggio della nuova serie immaginandone una storia personale e una precisa personalità.

Primo bozzetto del drago Majestos

Primo bozzetto del drago Majestos

Avevo anche questa idea di una montagna sospesa sopra le nuvole, da cui erano arrivati tutti i draghi. coinvolsi Giustina Porcelli, che aveva sceneggiato i Gormiti, e preparammo insieme un bellissimo concept, con le varie tribù che vivevano all’interno, in lotta tra loro e che ogni tanto scorazzavano sulla terra. Dei draghi senzienti, che parlavano. Non facendo vedere mai gli esseri umani, ognuno poteva immaginare che vivessero nel periodo preferito, nel medioevo, nella preistoria o, perché no, ai giorni nostri.

Illustrazione di Danilo Antoniucci

Illustrazione di Danilo Antoniucci

Da questo venne fuori una idea molto, molto forte. Fare un cartone animato su questi draghi. Si creò un link con Luca de Crescenzo e con Andrea Baricordi, che avevo incrociato senza conoscerlo molti anni prima, quando faceva il fanzinaro e veniva a Milano allo Studio Sette a noleggiare i manga con gli altri Kappa boys. Preparai in poco tempo il soggetto di “Dragonix, il Sigillo di Smeraldo”. Andrea scrisse la sceneggiatura, Luca diresse il cartone che fu prodotto da Stranemani.

Settei

primo bozzetto mio e character design di Stranemani Srl

Con gli ampi margini di libertà a nostra disposizione io e Andrea ci mettemmo a trollare e mettere citazioni. C’è una scena in cui Luminares, che è un saggio, vecchio drago scheletrico, viene circondato dai suoi avversari, comandati dal drago Majestos. Comunicai ad Andrea che mi sarebbe piaciuto ricreare un certo tipo di atmosfera, provata guardando i cartoni di Go Nagai nei cinema estivi del mare. Andrea, che da bambino visse la mia stessa esperienza,  aveva già in mente la scena più intensa del film Mazinga contro gli ufo robot (Mazinger Z vs Generale Nero). Fu un bel momento.

Il sigillo di Smeraldo era un breve cartone animato per promuovere un collezionabile da edicola, niente di pretenzioso, ma piaceva a tutti i bambini che lo guardavano. Fu prodotto un DVD distribuito in edicola insieme al collector delle card e un albo. Fece anche un passaggio su Italia 1. Poteva essere l’inizio di qualcosa. dragonix3-2 Con la seconda serie di Dragonix si cambiò, non so per quale motivo, produttore dei 3D. Dalla Cina arrivarono dei draghi un po’ striminziti. Le prime sculture erano tuttavia molto belle, ma per stare nel target price, durante la produzione ridussero sensibilmente le dimensioni. Non fu certo quello il solo motivo, ma comunque la serie non funzionò come la prima e si congelò il progetto della terza serie, che doveva avere un nuovo cartone con il seguito e la conclusione de “Il Sigillo di Smeraldo”.dragonix3Il cartone si doveva chiamare  “La porta degli Inferi” e avevo già pronto il soggetto da passare ad Andrea. Peccato. Ho messo tra queste righe dei bozzetti dei nuovi draghi e creature fantastiche che avervo pensato per quella serie, molto diversa dalle uova di drago poi prodotte lo scorso ottobre, con cui non ho nessuna relazione. Credo che possano interessare agli appassionati dei piccoli 3D, come ne ho conosciuti nella community Potere ai piccoli. Dragonix3-3

Je suis Charlie

Strage alla redazione di Charlie Hebdo

Strage alla redazione di Charlie Hebdo

Siccome non tutti hanno letto Watchmen, vorrei dire due cose su questo disegno. Il riferimento è a un personaggio di quel fumetto, chiamato il comico. (Attenzione agli spoiler). Il comico è un supereroe che fa durante la sua vita cose discutibili. Un’altra cosa che fa nel fumetto è dire cose scomode, che gli altri tendono a nascondere. Il suo simbolo è lo smiley e il fumetto ha come copertina il suo simbolo macchiato in questo modo, rinvenuto dopo che è stato ucciso. Non viene mai perseguitato per le cose che ha fatto, ma viene ucciso perché è il testimone di qualcosa, in pratica per tappare una voce fastidiosa.