Torno a scrivere dopo diverso tempo perché sto impiegando le mie notti in due progetti che sto portando avanti: uno è un fumetto per Cagliostro e-press, l’altro è il character design per un videogioco Indie.
Questa volta sto lavorando in modo diverso. Per prima cosa ho disegnato le tavole velocemente su carta da fotocopia, senza badare troppo ai particolari, poi le ho riprese su carta più spessa, facendo le vere e proprie matite. Quando le avrò finite tutte e saranno approvate dagli editor le inchiostrerò e metterò i retini.
Certo la sceneggiatura non è una passeggiata: mecha, navi da guerra, aerei… Ma in realtà la cosa difficile è trovare lo stile giusto. Alcuni disegnatori disegnano le cose sempre nello stesso modo; migliorano con gli anni, ma lo stile è quello. Io un po’ per indole, un po’ perché ho sempre cercato di adattarmi a quello che mi capitava come lavoro, disegno in molti modi diversi.
Il lavoro “Giganti d’Acciaio” deve essere un manga. Allo stesso tempo deve essere realistico. Quindi devo rendere più realistico il mio stile manga, senza sfociare nel mio realismo occidentale. Un bel casino. Al contrario, con il videogioco devo diventare ancora più giapponese. Se non divento schizofrenico adesso, non lo divento più.
Facendo questo lavoro sullo stile, per il videogioco ci ho preso abbastanza velocemente, ora sto passando le mie grande con lo stile del colore. Per il manga la cosa è più complicata. Ho pensato per prima cosa ad ispirarmi a uno dei miei autori preferiti: Jiro Taniguchi. Ma ho desistito subito perché il suo stile di disegnare i volti è troppo distante dal mio. Allora ho pensato a Urusawa, che sento più affine. Ho iniziato ad adottare alcune sue sintesi, ma credo che la trasformazione finale arriverà solo con gli inchiostri.